lunedì 23 novembre 2015

Orazio: le epistole I, 4 e I, 8

I, 4
 
Albi, nostrorum sermonum candide iudex,
quid nunc te dicam facere in regione Pedana?
Scribere quod Cassi Parmensis opuscula vincat,
an tacitum silvas inter reptare salubris,
curantem quicquid dignum sapiente bonoque est?
Non tu corpus eras sine pectore; di tibi formam,
di tibi divitias dederunt artemque fruendi.
Quid voveat dulci nutricula maius alumno,
qui sapere et fari possit quae sentiat, et cui
gratia, fama, valetudo contingat abunde,
et mundus victus non deficiente crumina?
Inter spem curamque, timores inter et iras
omnem crede diem tibi diluxisse supremum;
grata superveniet quae non sperabitur hora.
Me pinguem et nitidum bene curata cute vises,
cum ridere voles, Epicuri de grege porcum.
 
 
I, 8
 
Celso gaudere et bene rem gerere Albinovano
Musa rogata refer, comiti scribaeque Neronis.
si quaeret quid agam, dic multa et pulchra minantem
vivere nec recte nec suaviter, haud quia grando
contuderit vitis oleamve momorderit aestus,
nec quia longinquis armentum aegrotet in agris;
sed quia mente minus validus quam corpore toto
nil audire velim, nil discere, quod levet aegrum,
fidis offendar medicis, irascar amicis,
cur me funesto properent arcere veterno,
quae nocuere sequar, fugiam quae profore credam,
Romae Tibur amem, ventosus Tibure Romam.
Post haec, ut valeat, quo pacto rem gerat et se,
ut placeat iuveni percontare utque cohorti.
si dicetrecte’, primum gaudere, subinde
praeceptum auriculis hoc instillare memento:
ut tu fortunam, sic nos te, Celse, feremus.
 
Traduzione
 
I, 4
 
Albio, imparziale critico dei miei Sermoni, che cosa dovrei consigliarti di fare oggi nella zona di Pedo? Scrivere qualcosa che superi i libelli di Cassio Parmense o passeggiare per i boschi salubri in silenzio, meditando su tutto ciò che è degno di un uomo saggio ed onesto? Tu non eri un corpo senz’anima; gli dei ti hanno concesso bellezza, ricchezze e l’arte di goderne. Che cosa può augurare di più al suo dolce protetto una nutrice, se non che possa avere buon senso, sappia esprimere quello che pensa e abbia in abbondanza favori, successo, salute e uno stile di vita decoroso, sempre che non sia vuoto il portafogli? Tra la speranza e la preoccupazione, tra le paure e gli sdegni, considera che ogni giorno della tua vita sia per te l’ultimo; ti giungerà gradita l’ora che non si è sperata. Quando vorrai stare in compagnia, vieni a trovare me, grassottello e lucido porco del gregge di Epicureo dalla pelle ben curata”
 
 I, 8
 
A Celso Albinovano, compagno e segretario di Nerone, augura, Musa, ti prego, che stia in allegria e se la goda. Se domanderà come io sto, digli che promettendo molte e belle cose non vivo né come si dovrebbe, né come vorrei, non perché la grandine abbia distrutto le viti o la morsa del caldo danneggiato gli ulivi; e nemmeno perché in pascoli lontani un’epidemia abbia falcidiato il mio gregge, ma perché ammalato piú nella mente che in tutto il corpo non vorrei sentire, non sapere nulla di ciò che potrebbe sollevarmi, me la prendo coi medici fidati, m’infurio con gli amici, perché vorrebbero allontanarmi dalla mortale apatia, correrò dietro a quel che mi nuoce, fuggirò ciò che io creda giovarmi: seguendo il vento a Roma desidero Tivoli, a Tivoli Roma. Dopo di ché, chiedigli come sta, come se la cava col lavoro e con la vita, se va d’accordo col giovane Nerone e col suo seguito. Se ti risponderà “bene”, dapprima rallégrati con lui, poi ricordati di instillargli nelle orecchie questo avvertimento: “Come tu ti comporterai con la fortuna, Celso, così noi con te”.
 
 

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